Esistono solo tante persone che utilizzano il cibo per dire qualcosa. Che non sanno più bene come e quando «aprirsi» o «chiudersi» al mondo
tratto da “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano.
Non mi sono mai piaciute le giornate dedicate, ho sempre pensato che qualsiasi sia il motivo per il quale vengano istituite delle giornate in cui si parla di un determinato argomento, si perde di vista l’argomento stesso. Ma oggi , no!
Oggi è la giornata nazionale del fiocchetto lilla, la giornata contro i disturbi del comportamento alimentare, una giornata in cui si cerca di dare voce a chi ogni giorno non riesce ad urlare al mondo il suo malessere.
Quella voce che si spezza ogni volta che cerca di guardarsi allo specchio, ogni volta che con o senza cibo, cerca di esprimere e reprimere il lato più buio della sua coscienza.
E’ difficile, è complicato spiegare quali sono le sensazioni che portano le persone ad avere un ‘brutto rapporto’ con il cibo.
Ecco il problema non è la relazione che le persone affette da DCA hanno col cibo, ma è la relazione che hanno con se stessi ad essere difficile, è un demone bisbetico che combatte all’interno della loro anima.
Il cibo è conforto, o peggio è il nemico di quel corpo che allo specchio appare come non vorremmo vederlo, quello specchio che non sempre ci declina come le più belle del reame.
La dispercezione corporea è il primo sintomo del DCA, ci si vede come gli altri non riescono a vederci, o che non riescono a capirci per come ci vediamo.
Ma quando si soffre, si è sempre soli. È come se l’altro percepisse il dolore da lontano e volesse proteggersene. Lo sente, ma lo nega. Se ne allontana. Torna al proprio lavoro. Gli affari. La politica. Il giornale… Come per evitare il rischio di precipitare anche lui in un buco nero.
Soprattutto quando non riesce a capire cosa succede, quelle lacrime improvvise, quel brusco «non è niente», quella paura che si spalanca
tratto da “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano.
Questa giornata è nata per sensibilizzare, ma la sensibilità dovrebbe essere un sentimento quotidiano.
Invece quando il sipario di questa giornata si chiude, si abbassano le luci, siamo i primi a puntare il dito verso quella troppo magra, quella troppo grassa, quella che a cena con gli amici << fa i pezzi piccoli>>, quello che dedica troppo tempo allo sport, quella che <<sta prendendo una fissazione>>
L’ambiente familiare, gli amici, i partner sono e dovrebbero essere i primi a sostenere, accogliere, abbracciare e amare le persone affette da DCA, ma non facendo finta che il problema non ci sia, anzi, aiutando e comprendendo la sofferenza di chi in quel corpo proprio non ci vuole stare, e non dovremmo farglielo notare.
Perchè le emozioni negative sostengo il DCA, le emozioni negative accompagnano il malessere, l’abbuffata, il sentirsi inadeguata/o, brutta/o, magra/o, grassa/o.
Le emozioni non ci permettono di cambiare, perchè il cambiamento è ingombrante, è scomodo, perchè spesso il DCA è anche una coperta di Linus sotto la quale ci rintaniamo per sconfiggere un male superiore, una battaglia sempre più grande che diventa la vita stessa come se fosse una prigionia.
Sai qui tutto si è ristretto
la gioia, il tempo, lo spazio, il sentimento
sai non è tutto perfetto
si tira dritto sfiorando il precipizio
Tratto da “Specchio” Compositori: Samuel Umberto Romano / Massimiliano Casacci / Davide Dileo / Enrico Matta / Luca Vicini
Sensibilizziamo sensibilizziamoci, non solo oggi.
Amiamo, amiamoci sempre
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